Roma, 29 nov. ‘14 – «Troppo ampio il numero di pazienti e di responsabili della sanità che continuano ad ascrivere scarsa importanza ai disturbi del sonno, in particolare all’OSAS (sindrome delle apnee ostruttive in sonno) considerati con leggerezza alla stregua di problemi di benessere. Di conseguenza resta ancora eccessivo il numero di pazienti non diagnosticati, con gravi ripercussioni sull’incidenza delle principali complicanze mediche come aritmie, infarto e ictus». La denuncia è del prof. Francesco Peverini, direttore scientifico della Fondazione per la Ricerca e la Cura dei Disturbi del Sonno Onlus, al 50° Congresso del Gruppo Romano Laziale di ORL e Chirurgia Cervico-Facciale.
«Il problema in Italia», ha aggiunto, «è la mancata diagnosi dell’OSAS, che colpisce anche il 40-50% di tutti i pazienti con disfunzione cardiaca, il 40% dei soggetti diabetici e almeno il 50% degli obesi. Situazione che determina costi sociali e sanitari valutati in circa 6 miliardi di euro l’anno».
Il prof. Peverini ha sottolineato che «l’OSAS presenta un quadro clinico molto subdolo, che colpisce non meno di 2 milioni di Italiani. Si tratta di un frequente disturbo del sonno caratterizzato da russamento, sonnolenza e episodi ricorrenti di parziale o completa ostruzione delle vie aeree superiori, le apnee, associato a un aumento dell’incidenza di gravi patologie cardiovascolari (aritmie e infarto), neurologiche (ictus) e persino della mortalità. L’OSAS, inoltre, frammenta il sonno e il riposo, provocando sonnolenza diurna e i temuti incidenti alla guida di autoveicoli, gli imprevedibili colpi di sonno al volante, oltre che sul posto di lavoro. Nonostante questo allarmante scenario, i pazienti attualmente diagnosticati da troppi anni sono, nella più ottimistica delle ipotesi, il 5 – 8 % del totale».
Il direttore scientifico della Fondazione Disturbi del Sonno ha tracciato un esempio che pone in evidenza l’arretratezza del sistema sanitario italiano su questo fronte: «un centro del sonno di recente formazione si propone di eseguire accertamenti per OSAS ad un massimo di 5 pazienti la settimana, circa 250 l’anno, in una città di 154.000 abitanti: calcolando prudentemente nel 4% l’incidenza della patologia nella popolazione, per diagnosticare i 6.000 abitanti della città ipoteticamente affetti da OSAS occorrerebbero, nella più felice delle ipotesi (tutti i pazienti studiati positivi), almeno 24 anni!
Insomma, pur plaudendo alla faticosa iniziativa, bisogna costituire rapidamente ed in modo integrato altri centri in tutto il Paese, per rispondere a queste concrete problematiche sanitarie».
Il prof. Peverini ha concluso ribadendo che, «anche alla luce della Direttiva UE del luglio 2014 che dispone e consente di prevedere, dal gennaio 2016, una maggiore estensione di accertamenti in pazienti con OSAS, la Fondazione per la Ricerca e la Cura dei Disturbi del Sonno Onlus ritiene che siano da incoraggiare in modo più concreto: formazione, stages ed apertura di Centri del Sonno completamente dedicati a queste patologie, veri istituti multidisciplinari e non solo ambulatori con responsabili già oberati da altri rilevanti carichi di lavoro».
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